LISBONA - "La Chiesa cattolica scatena nuovi odii alimentando rancore" e "il Dio della Bibbia è vendicativo, rancoroso, cattivo e indegno di fiducia". Così lo scrittore portoghese Josè Saramago, Premio Nobel della letteratura 1998, difende il suo nuovo romanzo Caino, arrivato nelle librerie portoghesi in questa settimana e subito stroncato dalla Chiesa lusitana.
I vescovi portoghesi tramite il portavoce della conferenza episcopale nazionale, padre Manuel Morujao, hanno accusato lo scrittore di offendere milioni di cattolici in tutto il mondo e al tempo stesso hanno denunciato "un'operazione pubblicitaria" per promuovere il libro che propone una rilettura "irriverente se non oltraggiosa" dell'episodio biblico dell'uccisione di Abele, primogenito di Adamo ed Eva, da parte del fratello Caino.
In una conferenza stampa a Lisbona, Josè Saramago, 86 anni, ha replicato ai vertici della Chiesa accusandoli di suscitare "nuovi odii" e di alimentare "rancori, incomprensioni e resistenze". "Nella Bibbia - ha detto tra l'altro lo scrittore portoghese che si dichiara ateo e comunista - si narrano crudeltà, incesti, violenze di ogni genere, carneficine. Tutto ciò è incontestabile, ma è bastato che lo dicessi io, per suscitare una polemica".
"La Chiesa - ha aggiunto Saramago - vorrebbe piazzare un teologo dietro ciascun lettore della Bibbia per spiegargli ciò che sta leggendo e sostenere che quello che legge va interpretato in modo simbolico". Ma "il diritto di riflettere appartiene a ciascun individuo", ha dichiarato Saramago, denunciando "l'intolleranza delle religioni organizzate".
Gli attacchi della Chiesa al Premio Nobel vengono ormai da lontano. Nel 1992, dopo lo scandalo suscitato in Portogallo dall'uscita di "Il vangelo secondo Gesù Cristo", Jose Saramagò lasciò il suo paese per stabilirsi a Lanzarote nell'arcipelago spagnolo delle isole Canarie, dove tuttora resiede. In quel romanzo, Saramago racconta che Gesù perse la sua verginità con Maria Maddalena, venendo utilizzato da Dio per dominare il mondo.
I vescovi portoghesi tramite il portavoce della conferenza episcopale nazionale, padre Manuel Morujao, hanno accusato lo scrittore di offendere milioni di cattolici in tutto il mondo e al tempo stesso hanno denunciato "un'operazione pubblicitaria" per promuovere il libro che propone una rilettura "irriverente se non oltraggiosa" dell'episodio biblico dell'uccisione di Abele, primogenito di Adamo ed Eva, da parte del fratello Caino.
In una conferenza stampa a Lisbona, Josè Saramago, 86 anni, ha replicato ai vertici della Chiesa accusandoli di suscitare "nuovi odii" e di alimentare "rancori, incomprensioni e resistenze". "Nella Bibbia - ha detto tra l'altro lo scrittore portoghese che si dichiara ateo e comunista - si narrano crudeltà, incesti, violenze di ogni genere, carneficine. Tutto ciò è incontestabile, ma è bastato che lo dicessi io, per suscitare una polemica".
"La Chiesa - ha aggiunto Saramago - vorrebbe piazzare un teologo dietro ciascun lettore della Bibbia per spiegargli ciò che sta leggendo e sostenere che quello che legge va interpretato in modo simbolico". Ma "il diritto di riflettere appartiene a ciascun individuo", ha dichiarato Saramago, denunciando "l'intolleranza delle religioni organizzate".
Gli attacchi della Chiesa al Premio Nobel vengono ormai da lontano. Nel 1992, dopo lo scandalo suscitato in Portogallo dall'uscita di "Il vangelo secondo Gesù Cristo", Jose Saramagò lasciò il suo paese per stabilirsi a Lanzarote nell'arcipelago spagnolo delle isole Canarie, dove tuttora resiede. In quel romanzo, Saramago racconta che Gesù perse la sua verginità con Maria Maddalena, venendo utilizzato da Dio per dominare il mondo.
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