
Vedo già maschi etero aitanti che storcono il naso e pensano “ma è un film con i finocchi”… come se andandolo a vedere poi si sentono macchiati nel loro ego da predatori… ma dai! Humpday è un film riuscito proprio perché riesce a partire da una situazione analoga allo scetticismo maschile (due etero che vogliono avere un’esperienza gay per diversi motivi: uno per sentirsi un vero artista, l’altro per vedersi meno imborghesito nella sua normale vita domestica), per costruire una commedia dai tempi perfetti e che non pecca nemmeno di banalità. Un film che affronta innumerevoli tematiche, dalla paura di avere una vita piatta se comunemente tradizionale al capire di non essere più aperti di mentalità se invece si è più borderline; dalla paura di un’omosessualità latente al desiderio che la propria vita prenda una piega diversa. Una pellicola che ci offre un punto di vista inconsueto per parlare di omosessualità, due uomini che si vogliono forzare ad avere un rapporto sessuale, che ci porta ad una riflessione immediata su chi ancora sostiene che dall’essere gay si può “guarire”… non capirò mai…
Humpday rimane però soprattutto un film sull’amicizia e sui rapporti affettivi, per ricordarci che l’amore è un sentimento talmente vasto che non si può esprimere solo attraverso la fisicità e non si può categorizzare.
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