In questi giorni d'estate mi aggiro per la città e per le sue librerie, lieto di avere trovato tra gli scaffali di una vecchia libreria del centro storico questo libro. Sobbalzato ai miei occhi improvvisamente, quasi a dire prendimi. Lo scrittore è uno dei miei preferiti. Indimenticabile il suo romanzo Colazione da Tiffany e A sangue Freddo. Questo è stato il suo primo romanzo, lo ha fatto conoscere al pubblico e lo ha fatto diventare immediatamente famoso.
Riporto un commento su questo libro da parte di uno scrittore italiano:
Truman Capote è uno scrittore controverso e geniale, ha raggiunto risultati strabilianti nella letteratura: “Colazione da Tiffany” e “A sangue freddo” sono libri indimenticabili, divenuti eventi cinematografici. Il suo primo romanzo fu “Altre voci, altre stanze”, in esso emerge il gusto inconfondibile della melodia verbale, volta all’elaborazione della frase, calibrata fino al minimo dettaglio, tesa a restituirci il fascino del movimento e del controllo. Leggendo Capote si viaggia all’interno di un vortice, infrangendo la dimensione della fisicità, ed è come se le emozioni franassero, fotogramma dopo fotogramma, in una gradazione di sfumature così variegata e studiata che si riesce a mutare prospettiva tra un passaggio e l’altro. Idealmente ci si siede su una poltrona comoda, ci si rilassa, e lentamente i personaggi si tirano dietro il loro mondo decadente, si colgono le voci, le ombre, le paure, la vertigine della storia. Capote disse della sua maniera di scrivere: “Intendo mantenere il controllo stilistico ed emozionale sul materiale. Si dirà che sono pignolo, ma secondo me un racconto può essere rovinato dal ritmo sbagliato di una frase – soprattutto verso la fine – o da un errore in un capoverso, perfino nella punteggiatura. Henry James è l’esperto del punto e virgola. Hemingway è uno scrittore di capoversi di prima classe. Dal punto di vista del suono, Virginia Woolf non ha mai scritto una frase fatta male. Con questo non voglio dire che io ci riesca sempre. Ci provo, tutto lì.” Due esempi concreti si hanno nei seguenti passaggi del suo libro di esordio “Altre voci, altre stanze”: “Inerte come un pupazzo di stoffa, Joel stava sdraiato sopra un sacco a mo´ di materasso e spenzolava le gambe dall´estremità posteriore del carro. Le stelle brinavano il cielo meridionale come un intrico di pampini, ed egli cercava di collegare questi splendenti rami fino a creare immagini dal candore di ghiaccio: una siepe, dei fiori fantastici, un gatto nel momento del balzo, il profilo di una testa umana e altri strani disegni simili a quelli prodotti dai fiocchi di neve. Tre quarti di luna splendevano di una vivida luce rossastra; il vento della sera faceva misteriosamente ondeggiare gli scialli di muschio drappeggiati sui rami degli alberi. Qua e là, nelle morbide tenebre, le lucciole si facevano segnali l´un l´altra, quasi si trasmettessero messaggi in codice. Egli ascoltava, pago e tranquillo, lo stridere armonioso degli insetti notturni.” Ed ecco il disfacimento del mondo, l’affresco del mutevole fluire del tempo, del rincorrersi delle stagioni degli uomini e il senso stesso del titolo rivelato al lettore: “Così la signora Jimmy Bob andò a St. Louis, affittò una stanza, cosparse il letto di petrolio, vi si sdraiò e accese un fiammifero. Lo Stagno degli Annegati. Questo era il nome che la gente di colore gli aveva dato. Lentamente l´antica melma del ruscello, filtrando attraverso melma calcarea, tinse le acque di un colore livido; i prati, la strada, i sentieri, tutto tornò allo stato selvaggio; l´ampia veranda si incurvò; i camini affondarono nella terra paludosa; alberi sradicati dalla tempesta si appoggiarono al portico e le serpi d´acqua, scivolando tra le corde, fecero musica notturna sul pianoforte mezzo sfasciato della sala da ballo. Era un albergo dall´aspetto sinistro, terrificante. Ma little Sunshine vi rimase: era la sua casa per diritto disse, perché, se fosse andato via, come una volta aveva fatto, altre voci, altre stanze, voci perdute e fievoli, avrebbero echeggiato nei suoi sogni.” Geniale!
Riporto un commento su questo libro da parte di uno scrittore italiano:
Truman Capote è uno scrittore controverso e geniale, ha raggiunto risultati strabilianti nella letteratura: “Colazione da Tiffany” e “A sangue freddo” sono libri indimenticabili, divenuti eventi cinematografici. Il suo primo romanzo fu “Altre voci, altre stanze”, in esso emerge il gusto inconfondibile della melodia verbale, volta all’elaborazione della frase, calibrata fino al minimo dettaglio, tesa a restituirci il fascino del movimento e del controllo. Leggendo Capote si viaggia all’interno di un vortice, infrangendo la dimensione della fisicità, ed è come se le emozioni franassero, fotogramma dopo fotogramma, in una gradazione di sfumature così variegata e studiata che si riesce a mutare prospettiva tra un passaggio e l’altro. Idealmente ci si siede su una poltrona comoda, ci si rilassa, e lentamente i personaggi si tirano dietro il loro mondo decadente, si colgono le voci, le ombre, le paure, la vertigine della storia. Capote disse della sua maniera di scrivere: “Intendo mantenere il controllo stilistico ed emozionale sul materiale. Si dirà che sono pignolo, ma secondo me un racconto può essere rovinato dal ritmo sbagliato di una frase – soprattutto verso la fine – o da un errore in un capoverso, perfino nella punteggiatura. Henry James è l’esperto del punto e virgola. Hemingway è uno scrittore di capoversi di prima classe. Dal punto di vista del suono, Virginia Woolf non ha mai scritto una frase fatta male. Con questo non voglio dire che io ci riesca sempre. Ci provo, tutto lì.” Due esempi concreti si hanno nei seguenti passaggi del suo libro di esordio “Altre voci, altre stanze”: “Inerte come un pupazzo di stoffa, Joel stava sdraiato sopra un sacco a mo´ di materasso e spenzolava le gambe dall´estremità posteriore del carro. Le stelle brinavano il cielo meridionale come un intrico di pampini, ed egli cercava di collegare questi splendenti rami fino a creare immagini dal candore di ghiaccio: una siepe, dei fiori fantastici, un gatto nel momento del balzo, il profilo di una testa umana e altri strani disegni simili a quelli prodotti dai fiocchi di neve. Tre quarti di luna splendevano di una vivida luce rossastra; il vento della sera faceva misteriosamente ondeggiare gli scialli di muschio drappeggiati sui rami degli alberi. Qua e là, nelle morbide tenebre, le lucciole si facevano segnali l´un l´altra, quasi si trasmettessero messaggi in codice. Egli ascoltava, pago e tranquillo, lo stridere armonioso degli insetti notturni.” Ed ecco il disfacimento del mondo, l’affresco del mutevole fluire del tempo, del rincorrersi delle stagioni degli uomini e il senso stesso del titolo rivelato al lettore: “Così la signora Jimmy Bob andò a St. Louis, affittò una stanza, cosparse il letto di petrolio, vi si sdraiò e accese un fiammifero. Lo Stagno degli Annegati. Questo era il nome che la gente di colore gli aveva dato. Lentamente l´antica melma del ruscello, filtrando attraverso melma calcarea, tinse le acque di un colore livido; i prati, la strada, i sentieri, tutto tornò allo stato selvaggio; l´ampia veranda si incurvò; i camini affondarono nella terra paludosa; alberi sradicati dalla tempesta si appoggiarono al portico e le serpi d´acqua, scivolando tra le corde, fecero musica notturna sul pianoforte mezzo sfasciato della sala da ballo. Era un albergo dall´aspetto sinistro, terrificante. Ma little Sunshine vi rimase: era la sua casa per diritto disse, perché, se fosse andato via, come una volta aveva fatto, altre voci, altre stanze, voci perdute e fievoli, avrebbero echeggiato nei suoi sogni.” Geniale!
Nessun commento:
Posta un commento