Si dice che “Le vie del Signore sono infinite”. Quelle di alcuni suoi discepoli, divulgatori del “verbo” a volte sono geniali. Oppure necessitano di nuove visibilità e fedeli da guardare con interesse temi importanti come l’unione delle coppie di fatto omosessuali. Succede che la minoranza religiosa dei luterani in Italia ha deciso di benedire le coppie gay che definiscono “unioni di vita”. Nessuna controversia o confusione con l’istituto del matrimonio, inviso alla chiesa cattolica e neppure una sfida alla politica che tace o nega diritti di unione. Che il tema stesso dell’omosessualità sia da parecchio sentito dal clero luterano, lo narrano molte cronache, tanto che qualche anno fa la conferenza episcopale della chiesa luterana di Norvegia votò perché i suoi pastori gay potessero svolgere il ruolo di cappellani, pastori, diaconi, vescovi. In merito alla decisione sulle “unioni di vita” degli italiani gay, l’assemblea del Sinodo dei luterani italiani, afferma:
“L’esperienza pastorale porta quotidianamente a contatto con queste diverse e nuove forme di convivenza, determinando la necessità di accompagnare persone che cercano supporto nel vivere la loro particolare situazione in Italia e sollecitando una comprensione più ampia e profonda da parte della Celi di questo fenomeno”.
Di questo hanno discusso dal 30 aprile al 3 maggio, nel Centro Carraro di Verona, insieme all’elezione del Decano e del suo vice e alla presentazione del nuovo innario della Celi. Vedremo se e quale documento verrà fuori, perché magari poi una benedizione non la si nega a nessuno, ma discutere seriamente e serenamente di diritti omoaffettivi non basta solo una benedizione.
I luterani, che in Italia sono circa 7 mila, possono e debbono dialogare sul loro rapporto con le unioni civili gay; su come possono distanziarsi rispetto ad altri soggetti religiosi in temi che riguardano la vita e gli affetti di persone omosessuali e transessuali. Non tutte le questioni sul tema sono così limpide, almeno fuori dal nostro territorio; in molti casi le ragioni omosessuali, gli stessi aderenti alla chiesa luterana sono stati contestati proprio a causa della loro omosessualità e della loro unione di amore con altre persone dello stesso sesso.
Ora questa apertura dell’assemblea del Sinodo dei luterani italiani apre un varco importante sui diritti civili e probabilmente poco piacerà ai cugini cattolici. Potrebbe essere un passo importante se portato avanti e progredito nelle intenzioni. Vedremo!
“L’esperienza pastorale porta quotidianamente a contatto con queste diverse e nuove forme di convivenza, determinando la necessità di accompagnare persone che cercano supporto nel vivere la loro particolare situazione in Italia e sollecitando una comprensione più ampia e profonda da parte della Celi di questo fenomeno”.
Di questo hanno discusso dal 30 aprile al 3 maggio, nel Centro Carraro di Verona, insieme all’elezione del Decano e del suo vice e alla presentazione del nuovo innario della Celi. Vedremo se e quale documento verrà fuori, perché magari poi una benedizione non la si nega a nessuno, ma discutere seriamente e serenamente di diritti omoaffettivi non basta solo una benedizione.
I luterani, che in Italia sono circa 7 mila, possono e debbono dialogare sul loro rapporto con le unioni civili gay; su come possono distanziarsi rispetto ad altri soggetti religiosi in temi che riguardano la vita e gli affetti di persone omosessuali e transessuali. Non tutte le questioni sul tema sono così limpide, almeno fuori dal nostro territorio; in molti casi le ragioni omosessuali, gli stessi aderenti alla chiesa luterana sono stati contestati proprio a causa della loro omosessualità e della loro unione di amore con altre persone dello stesso sesso.
Ora questa apertura dell’assemblea del Sinodo dei luterani italiani apre un varco importante sui diritti civili e probabilmente poco piacerà ai cugini cattolici. Potrebbe essere un passo importante se portato avanti e progredito nelle intenzioni. Vedremo!
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